A∴G∴D∴G∴A∴D∴U∴
Libertà – Uguaglianza – Fratellanza
Tavola Architettonica incisa dal Fr∴ Guglielmo Orsolillo
Rispettabilissimo M∴ V∴
Carissime Sorelle e Carissimi Fratelli, di ogni grado e dignità,
Il Delta Sacro è insieme al Sole ed alla Luna uno dei tre Lumi sublimi della Libera Muratoria e si trova nei lavori di primo grado tra i simboli del sole e della luna dietro il seggio del Venerabile.
Il Delta Sacro è un simbolo geometrico archetipico che compare sin dai tempi più antichi in Massoneria (osserviamo che talvolta nel Delta compare inscritta la G di Geometry o di God); la Geometria è scienza del quadrivio da cui la Libera Muratoria ha ereditato tanta sua simbologia matematica.
La scuola geometrica occidentale più importante dell´antichità fu certamente quella di Pitagora: essa fu nobilissimo ordine iniziatico in cui la Geometria era scienza esoterica ed arte di comprendere la Natura e le dinamiche cosmiche, di intuire l’ Archè, il principio creatore che era celato nei numeri: possiamo dire che ogni richiamo simbolico ed esoterico alla geometria ed alle proprietà dei numeri contiene senz’altro un richiamo al pitagoreismo.
Il Delta Sacro è così chiamato perché la sua forma schematica piana di triangolo equilatero è quella della quarta lettera dell’alfabeto greco. Tale simbolo coincide con il simbolo pitagorico della Tetractis, triangolo sacro «nel quale sono compresi tutti i numeri in principio» in quanto somma dei primi 4 numeri, i quali governano tutte le proporzioni armoniche esistenti in natura; infatti la somma teosofica:
1 + 2 + 3 + 4 = 10
ossia l’assieme dell’unità, della dualità, della triade e della tetrade, ossia la decade, formava il triangolo della Tetractis che secondo i pitagorici è perfetto perché contiene il tutto: il punto, la linea, la superficie ed il mondo concreto materiale solido; inoltre la riduzione teosofica della decade rimanda ancora all’ Unità poiché 1+0 = 1.
Sulla tetractis gli affiliati all’ordine pitagorico prestavano giuramento ed in essa erano riuniti ed espressi alcuni importanti misteri dei pitagorici.
“No, io lo giuro per colui che ha trasmesso alla nostra anima la tetractys
nella quale si trovano la sorgente e la radice dell’eterna natura.”
Detti aurei, Pitagora
La Tetractis era pertanto un simbolo assai importante nella scuola pitagorica; alla domanda del catechismo degli Acusmatici, i discepoli pitagorici: «Che cosa vi è nel santuario di Delfi?», la risposta era: «La tetractis perché in essa è l’armonia, nella quale sono le Sirene». Le Sirene simboleggiavano, in una lettura cosmica, i corpi astrali che col loro canto generavano «l’armonia delle sfere»; ma anche la musica umana, che era il rispecchiamento microcosmico della musica delle sfere, era generata sulla base delle proporzioni armoniche della Tetractis: la lira di Orfeo, come evidenziarono i profondi e arguti studi acustici e matematici della scuola pitagorica, era accordata secondo precise proporzioni armoniche tra i primi 4 numeri.
Nel santuario di Delfi vi era dunque il medesimo simbolo della tetractis e del Delta Sacro che figura nel tempio dei liberi muratori. Ma in esso era anche iscritta la massima: “Conosci te stesso”; evidentemente la conoscenza di sé stesso e la conoscenza della tetractis e del Delta sacro hanno fra loro una profonda relazione esoterica. Il Delta sacro in questo senso diventa una chiave simbolica che ci apre le porte alla visione ed alla conoscenza del Divino che è in noi. A tale riguardo, facciamo osservare che nel Delta Sacro è talvolta inscritto l´Occhio che tutto vede: un occhio “frontale” o “centrale”, cioè un “terzo occhio”. Dal punto di vista del «triplice tempo», tra la luna ed il sole, tra il passato ed il futuro, il «terzo occhio» simboleggia l´istante del presente illuminato dalla Luce iniziatica, la Monade indivisibile che, fra il passato e il futuro, è come un riflesso dell’eternità nel tempo.
Lo stesso concetto di geometria sacra esprime Dante quando nel XVII canto del Paradiso incontra l’antenato Cacciaguida, al quale intende dire che lo vede così elevato, così in alto con il suo spirito che, come le menti umane vedono con assoluta certezza che in un triangolo non possono starci due angoli ottusi, così lui vede le cose del passato e del futuro tutte riunite in un punto del triangolo – il vertice della tetractis pitagorica – di assoluta contemporaneità:
«O cara piota mia, che sì t’insusi,
che come veggion le terrene menti
non capere in triangol due ottusi,
così vedi le cose contingenti
anzi che sieno in sé, mirando il punto
a cui tutti li tempi son presenti»
(Par. XVII, 13-18)
L’immagine è a dir poco stupenda: richiama una specie di big bang temporale, un punto di assoluta armonia ed unità nel triangolo, prima dell’inizio della freccia temporale. È una delle più grandi verità della matematica quella che Dante richiama in questi versi: la profonda certezza dei suoi teoremi, che per Dante assurge a simbolo del massimo livello di verità che la mente umana può concepire. Con la stessa sicurezza con cui l’uomo è in grado di dimostrare che in un triangolo non possono convivere due angoli ottusi, altrettanto Dante è certo che il beato Cacciaguida è in grado di vedere passato, presente e futuro. Anzi, l’immagine che Dante ci comunica è ancora più raffinata: da un lato il triangolo che nella finitudine dell’angolo piatto non può contenere i due eccessivamente aperti angoli ottusi; dall’altro il simbolo per eccellenza della finitudine, il punto, che invece riesce ad accogliere in sé l’infinito e l’eternità.
È il limite dell’intelletto umano, cui non è dato di comprendere fino in fondo la geometria e la perfezione del Delta Sacro, ma solo di tendere alla sua conoscenza, che è essenzialmente ricordare, ri-accordare le nostre corde cosmiche, ri-costruire la consapevolezza della nostra natura divina. Affinchè la dualità possa essere ricondotta all´Unità abbiamo bisogno del soffio divino, della Luce iniziatica che completi la geometria del Triangolo Sacro, come riportato nel seguente detto, con cui concludo:
“Tutte le nostre azioni, mutate in segni, formeranno un triangolo di cui solo due lati sono percepibili alla nostra coscienza, come ad esempio il bene ed il male. Ma il Grande Architetto dell’Universo, ricaverà il vertice conosciuto a Lui solo tracciando gli angoli dei nostri cuori”.
Ho detto.
Fr∴ Guglielmo Orsolillo
Oriente di Napoli, 28.10.2016 E∴V∴